Avventura in Siria
Grazia |
A Miami viveva un bambino ricco
di nome Sammy.
Era
intelligentissimo, astuto, coraggioso e gentile.
Il
suo sogno nel cassetto era quello di diventare scrittore, avrebbe voluto
studiare legge in scuole e in università famose e prestigiose.
I
soldi però non fanno la felicità come si dice.
La
madre, a cui voleva molto bene, era morta in un incidente, il padre invece era un riccone che pensava solo ai soldi, a girare
il mondo e concludere affari con sceicchi, capi di stato, politici e uomini
potenti.
Un
giorno, dopo esser tornato da un viaggio in Italia dove aveva incontrato Renzi,
disse al figlio:
<<Non
aprire bocca, non protestare domattina si parte per la Siria, prepara le
valigie! Magari ti compro un bel telefono.>>Sammy scosse la testa, non
gli erano mai piaciuti i ricatti.
Verso
le quattro di mattina il bimbo venne svegliato da un maggiordomo di colore.
Dopo
dieci minuti, sorvegliato dalle guardie che l’avrebbero accompagnato, il padre
era già salito sull'aereo personale che attendeva ad un chilometro di distanza dalla sua casa.
Salì
sul piccolo aereo e si sedette dietro al padre.
Dopo
un paio d’ore le ruote toccarono la terra siriana.
L’aeroporto
era situato nel centro di una grande città e non ci misero molto ad arrivare in
albergo con la loro limousine nera.
Nel
primo pomeriggio uscirono dall'hotel molto lussuoso per incontrare un famoso e
ricco sceicco.
Bloccata
da due auto dietro, due avanti , due a sinistra , due a destra, la macchina che conteneva Sammy e il padre German
Denis si ritrovò nel bel mezzo di un attentato di Al
Qaeda. Sammy ricordò subito l’attentato dei fratelli Ouachi alla redazione di
Charlie Hebdo e pensò all’accaduto.
Presto
gli si chiusero gli occhi e sentì qualcuno
che lo prese in
braccio, il cuore cominciò a rallentare.
Prima
di svenire vide il maggiordomo Kebab Còùlibalyi che lo afferrò. Poi non capì più nulla.
Si risvegliò due giorni dopo in un arido
deserto della Siria, con lui c’erano Kebab che piangeva e un cammello marrone.
Il
ragazzo spaventato chiese all’uomo:
“
Ma papà dov’è? Non sarà mica…………”Il giovane rispose:
“No,
no….no… non ti preoccupare…….é solo che i terroristi hanno rapito
papà…..sentiti fortunato perché loro volevano te. Hanno lasciato un biglietto
che dice:
-Non abbiamo cattive intenzioni……A meno che non paghiate il
riscatto di “12” milioni entro una settimana. LASCIATE LA SOMMA DI DENARO
vicino all’ albero 49ab24 nel
deserto nel sud-est del paese.
“Avranno
sicuramente scritto il codice sull’albero” Ipotizzò il figlio dell’uomo
d’affari.
Il
maggiordomo esclamò:
“ Comunque
decidi tu se pagare il riscatto, i soldi li ho portati” Indicò poi quattro borse
contenenti il denaro contanti, quasi 70 milioni.”
Sammy non ci
pensò due volte:
“ Ma è meno
di un quinto, con una di quelle borse ce la facciamo!” Bevvero un sorso
d’acqua.
Ovunque vi
erano vipere, lucertole e insetti immobili sulle pietre.
Sammy e
l’amico mangiarono dei fichi e , ignorando un attimo i serpenti,
intravidero le orme di una volpe del
deserto che forse conduceva ad un pozzo, sparirono però d’un tratto.
La mattina
seguente, dopo aver passato una nottata gelida, Sammy vide un
segno rosso su un albero e lesse: 49AB24! Ce l’avevano fatta! Lasciarono una borsa e decisero di dormire lì
e il mattino successivo……………Sammy si risvegliò e accanto a lui vide i il padre
e il maggiordomo che lo osservavano.
Si
abbracciarono e da quel giorno il padre gli volle sempre bene e diventò un uomo
umile e amichevole.
Da quel
momento non andarono più in posti pericolo.Federico
Francesco si
salva!
In un’isola
sperduta in mezzo al mare, dopo un naufragio, Francesco e il suo cagnolino Rudy
si ritrovarono lì trasportati dalla corrente.
L’isola
era piccolissima, ricoperta interamente da una sottilissima sabbia color oro,
al centro c’era un’unica palma verde dal tronco altissimo e marrone, anche se i
colori dominanti erano il blu dell’oceano e l’azzurro del cielo velato da
leggere sfumature di bianco.
Nei primi
giorni, non riuscendo a tornare sulla terra ferma, i due naufraghi furono costretti
a cibarsi di frutti, poi Francesco imparò a catturare i pesci, ma dovette
accontentarsi di mangiarli crudi perché non sapeva accendere il fuoco.
Tutte le
sere i due andavano a dormire in un misero giaciglio costruito da Francesco:
una foglia di palma enorme fungeva da coperta e da riparo del vento, mentre un
mucchietto di sabbia faceva da cuscino.
Il vento
ogni giorno soffiava forte e portava al largo tanti rifiuti che le persone
gettavano in mare ma Francesco non poteva far altro che guardarli poiché si
trovavano distanti da lui.
Una
mattina, svegliati da una violenta tempesta, i due si ritrovarono in mare,
Francesco allarmato si mise a gridare: “Aiuto! Aiuto! Riuscite a sentirmi?
Aiuto!”.
Dopo
qualche ora trascorsa in acqua galleggiando, Francesco notò da lontano una
vecchia scatola di legno; rivolgendosi al cagnolino disse: “Andiamo a prenderla
Rudy!”.
I due raggiunsero
la scatola e ci s’infilarono dentro tentando di tornare verso l’isola, ma era
tutto inutile, la corrente li portava sempre al largo, quando all’improvviso Rudy
si trovò a fianco due grandi tubi che afferrò con i denti e li passò a Francesco.
Il
bambino non capiva cosa ci doveva fare, poi il piccolo cane incominciò a
muovere le zampe su e giù e Francesco capì che servivano a remare, così
incominciò con tutta la forza che aveva in corpo, ma non riusciva ad andare
avanti.
Dopo
tanti tentativi finalmente il mare si calmò e Francesco decise di riprovarci,
ma aveva perso il senso dell’orientamento, così osservò il punto dove sorgeva
il sole, cioè est oppure levante, e si ricordò che la spiaggia era verso est e
incominciò a remare in quella direzione.
Mentre
Francesco remava Rudy raccoglieva tutti i rifiuti con la bocca e li depositava
nella scatola in modo che quando sarebbero arrivati a riva li avrebbero
depositati tutti da una parte.
Il
bambino era esausto e dopo ore e ore di viaggio, con le ultime forze rimaste e
con il fiatone, raggiunsero finalmente la terraferma: tutti e due erano salvi!
Anche il
mare era salvo dall’inquinamento grazie al cagnolino Rudy!
Grazia
CHE AVVENTURA !
In Italia la mia
classe è stata selezionata per partecipare a un esperimento: gli scienziati
volevano scoprire quanta curiosità hanno i bambini. Insieme ai nostri maestri
ci hanno fatto entrare in una stanza,
dove c’era una porta. Hanno chiesto ai nostri maestri di restare lì e a noi di
proseguire. Abbiamo aperto la porta e siamo entrati in un’altra stanza, dove
c’era un signore vestito di bianco che ci ha detto:<< Qui ci sono diverse
porte colorate, sceglietene una ed entrateci. >> Tiziano gli ha chiesto:<<
Possiamo entrare in gruppo o una alla volta?.>> Il signore ha risposto:<<
Siete liberi di scegliere se andare da soli o in compagnia.>> Da subito
ci siamo divisi in due gruppi. I maschi hanno scelto la porta blu e noi femmine
quella verde. Siamo state catapultate nella giungla. Ci siamo guardate con
occhi spaventati. Ognuna di noi aveva una preoccupazione diversa, per esempio,
Maria:<< Secondo voi ci sono animali pericolosi?.>> Sofia:<< Come
vorrei qualche dolcetto di mamma!.>> Gaia :<< Ma perché non
ammirate le bellezze che abbiamo di fronte?.>> Maruska:<< Sembra il
bosco vicino a casa mia, anche se ci sono piante che non ho mai visto.>>
Chiara:<< Uuuuuh, guardate quell’uccello, è coloratissimo!.>> Grazia:<<
Chissà, se rientriamo per l’episodio di Violetta?.>> Miriana ed io ci
siamo guardate e ci siamo messe a ridere. Su un albero c’era un cartello che ci
diceva di girare a destra, ma noi abbiamo fatto il contrario. Ci siamo trovate
di fronte a uno spettacolo bellissimo, davanti a noi c’era una foresta
tropicale. Nell’aria si sentivano tantissime scimmie e oranghi che gridavano,
gli alberi e le piante erano di tanti tipi di verde, le foglie erano strane e
grandissime. Sulla terra camminavano tantissimi insetti strani e anche questi
erano grandissimi, i ragni erano pelosissimi. L’aria era piena di zanzare e
anche di bellissime farfalle e naturalmente piena di api e vespe, c’erano così
tanti fiori che emanavano un forte profumo. Noi non saremmo mai andate via, ma
è venuto quel signore vestito di bianco che ci ha detto:<< LA GITA E’
FINITA!>>.
Irene
Uno
sciatore di nome Marco, vista la bella giornata di sole, andò a sciare sulla
montagna vicino a casa.
Non
gli andava di sciare sulle normali piste, così decise di sciare fuori pista.
Si
incamminò lungo un sentiero dove c’erano molti alberi e cespugli, pieni di
neve.
Ad
un certo punto, da un cespuglio uscì un orso bruno con i suoi cuccioli.
L’orso
lo guardò fisso negli occhi, restò immobile per un secondo e poi si lanciò
contro di lui.
Marco
si levò velocemente gli sci e iniziò a correre più veloce che poteva e riuscì a
salire su un pino.
L’orso
iniziò a scuotere l’albero ma, fortunatamente, un ramo gli cadde in testa e
scappò via con i suoi cuccioli. Finalmente Marco riuscì ad arrivare sulla
montagna ed iniziò a sciare fuori pista.
Ma
una tempesta lo sorprese, non vedeva più
niente, iniziò a camminare nella neve, il tempo passava, iniziava a calare la
notte, aveva molto freddo, era affamato e pensava di morire.
Solo
all’alba l’elicottero del soccorso alpino lo avvistò: appena in tempo.
Così
Marco tornò a casa.
Wilson era un uomo che amava l’avventura e gli piaceva fare
viaggi lunghissimi per scoprire nuovi mondi.
Il suo lavoro lo teneva
sempre lontano dalla sua famiglia, ma lui lo amava perché gli permetteva di
viaggiare in paesi lontani.
Un giorno gli
recapitarono una lettera di lavoro, in cui c’era scritto che doveva recarsi
alle Hawaii.
Wilson tutto contento
si preparò, salutò sua moglie Clara e i suoi due bambini John e Robin e si recò
in aereoporto.
L’aereo era di una
società privata, salì a bordo e si sistemò per il lungo viaggio.
Mentre erano in volo
sull’oceano Pacifico, un tornado investì l’aereo e lo fece precipitare in
acqua.
Wilson riuscì ad aprire
il paracadute e si ritrovò in mare, era stremato ma voleva salvarsi.
Con le ultime forze
raggiunse la riva: era salvo.
Nei primi giorni si
cibò di frutti poi imparò a cacciare i pesci, ma dovette accontentarsi di
mangiarli crudi perché non sapeva accendere il fuoco.
Ogni giorno Wilson si
spingeva all’interno dell’isola in cerca di cibo e di materiale per tornare
dalla sua famiglia.
L’isola aveva una
vegetazione molto fitta e molto rigogliosa, c’erano palme e piante sempreverdi,
alberi da frutto come cocco e banane che Wilson
mangiava.
Era abitata da molti
animali per fortuna non troppo cattivi : scimmie, uccelli, rettili e naturalmente pesci
e molti insetti.
Nella parte a Nord
dell’isola la vegetazione era quasi inesistente e affioravano molte rocce di
colore rossastro.
Dal mare ogni giorno
arrivavano resti dell’aereo perduto: scatole, valigie piene di vestiti e sedili
staccati.
Wilson li recuperava,
ci costruiva un riparo oppure li utilizzava per costruire una zattera
galleggiante per tornare dalla sua famiglia.
Un giorno, mentre
Wilson cercava di cacciare dei pesci, vide qualcosa di grosso che gli andava
incontro, era uno squalo Tigre che lo stava assalendo, subito si mise ad urlare
e a correre verso la spiaggia. Solo per un pelo aveva scampato il pericolo.
Ormai erano passati
mesi, ma nessuno veniva a cercarlo, così un giorno decise di avventurarsi in
mare con la sua zattera.
Dopo vari tentativi
tornò sulla riva e capì che non ce l’avrebbe mai fatta con la sua piccola
imbarcazione.
Si sdraiò a terra e
iniziò a piangere, finchè sentì un rumore assordante, era un peschereccio che
passava di là sulla sponda nord dell’isola.
Wilson si mise a
correre e a gridare:<< Aiuto, sono Wilson, aiutatemi>>. Dal
peschereccio si udì una voce:<< Wilson calma ti veniamo a
recuperare>>.
Wilson tornò a casa,
riabbracciò i suoi cari e da allora non fece più viaggi e rimase per sempre con
la sua famiglia.
Matteo
Un incontro spaventoso
Un
giorno Marco, un cacciatore abilissimo, decise di andare nella giungla a
cacciare.
Arrivato,
mise delle trappole per gli animali e si inoltrò nella giungla facendo molto
silenzio e nascondendosi dietro i cespugli e gli alberi.
Nella giungla c’era molta vegetazione, era molto bella
e rilassante si sentivano molti suoni come il canto degli uccelli; gli alberi erano così
alti e robusti che del cielo si vedevano solo piccole parti.
A
un certo punto vide una tigre che gli ferì una gamba, seguì il ruggito e la
tigre finì nella trappola. Marco la portò a casa.
Infine
Marco fece amicizia con la tigre e la lasciò andare, così ogni volta che va
nella giungla la tigre lo protegge.
Angelo
L'inganno di Rhum e Gyn
Un giorno, un capitano pirata, di nome Colb, rovistava
nella stiva della nave, dove, oltre agli strumenti di difesa, c’era una specie
di libreria.
Colb prese un libro, andò vicino al timone ed esclamò al
resto del gruppo: “Rovistando nella stiva ho trovato un libro in cui vi è
disegnata una mappa che ci condurrà al tesoro dei Sette Mari del sud”.
Alcuni marinai spiegarono le vele ed un forte vento li
condusse nell’isola dov’era nascosto il tesoro.
Dopo due ore arrivarono e buttarono l’ancora notando che
l’acqua era bassa.
Passarono un giorno solo a scavare e, dopo un lungo
lavoro, il capitano Cobs annunciò la fine dell’ operazione.
Nella notte fonda, Rhum e Gyn, due marinai bugiardi, si
alzarono per uno strano rumore, probabilmente proveniente dalle balene.
Così, rubando due pale appoggiate all’asta centrale,
cominciarono a scavare e finalmente trovarono un forziere, decorato con pezzi
di corallo, oro, argento ed in particolare con il simbolo dei sette mari del
sud.
Quando l’aprirono, per vedere se era stato già rapinato da
altri ladri, si stupirono: subito gli balzarono all’occhio le corone dei
faraoni Cheope e Ramesse II; coperte dalle corone c’erano anelli di diamante,
braccialetti di corallo e orecchini di perle.
Mentre ammiravano il tesoro, sentirono le voci degli
altri membri della ciurma, che si erano
alzati presto per continuare un nuovo giorno di scavi.
Subito Rhum e Gyn, senza farsi vedere, presero una
scialuppa e portarono via il forziere.
Intanto, i loro compagni d’avventura, ignari di tutto,
continuarono a scavare, arrivando perfino a trovare l’acqua limpida.
Dopo tanto lavoro si resero conto che non esisteva nessun
tesoro dei Sette Mari del sud e Cobs si arrabbiò molto e capì che non doveva
fidarsi mai più delle mappe.
Giuseppe
Un orango come amico.
Molto e
molto tempo fa, in una bellissima foresta pluviale viveva un bambino di nome
Claudio.La
foresta era enorme e piena di vegetazione e di verde, sembrava sconfinata,
piena di luce, di allegria e di colori. C'erano alberi tutti verdi e marroni, sassi
grandissimi, erba bassa e verde, cespugli foltissimi e colmi di more e
mirtilli, arbusti piccolissimi, funghi di ogni specie, foglie di ogni colore,
uccelli che svolazzavano e animali che camminavano sul terreno umido.Insomma
era semplicemente meravigliosa e altrettanto lo era il bambino: aveva una
fronte piatta, delle sopracciglia folte, delle ciglia lunghe, degli occhi
celesti e a mandorla, un naso a patata e piccolo, delle guance paffute e rosse,
delle orecchie minute, una bocca carnosa e rosea e un collo lungo.
Un
giorno Claudio decise di andare a fare una passeggiata per esplorare la foresta.Mentre camminava tranquillamente lungo il sentiero sentì uno scricchiolio provenire da
un albero.Si girò,
ma non vide nulla.Continuò
il suo cammino, ma sentì di nuovo quello strano rumore, si girò...............e
davanti a sé vide......................................................un
grandissimo serpente Boa avviluppato al tronco: era semplicemente enorme.Aveva
una pelle lucida, gialla e maculata di arancione.
Il
piccolo Claudio iniziò ad urlare come un matto per la paura.Cominciò
a correre da una parte all'altra. Il
serpente cacciava la lingua e sibilava era strano: sembrava parlasse con lui.Ad un
tratto da un albero altissimo balzò un grandissimo orango che prese il serpente
e lo strangolò, poi prese un tronco e lo uccise
Da quel
giorno l’orango e Claudio divennero amici per la pelle.
Maruska
Eravamo
nel triangolo delle Bermuda per fare un volo di ricognizione per segnare il
confine. Il panorama dall’ aereo era bellissimo si intravedevano le tre isole Miami,
Bermuda e San Juan , che raffiguravano le tre punte del triangolo. Il mio
occhio cadde su una delle tre di preciso Bermuda: aveva uno strano promontorio
dal quale usciva del fumo . Presi il binocolo e lo puntai in prossimità del
promontorio,avevo una certa difficoltà a mettere a fuoco ,ma appena si schiarì potei
constatare che si trattava di una montagna di ferraglie . Provai a “zoomare
“per decifrare cosa era quella massa indefinita di lamiere, ma non riuscivo a credere
ai miei occhi … era un aereo schiantato al suolo .Nel frattempo il comandante
ci diede l’allarme di ammaraggio, atterrammo sull’ acqua .Per nove giorni
rimasi intrappolato in una camera d’ aria che si era formata nella fusoliera
perché quando siamo ammarati l’ aereo si era accartocciato. Mi aprii un varco
tra le lamiere e con le mie ultime forze nuotai a riva. Ero giunto sull’ isola
Bermuda. Tutte le persone, che erano a bordo del veicolo che avevamo avvistato
dall’ aereo, erano morte .L’ isola Bermuda non era abitata e ancora tuttora non
lo è .Si sentivano strani rumori, sembravano ippopotami . Come mi avvicinai a
quell’ aereo … fiutai un odore di carburante, l’ aereo aveva avuto una perdita
, più mi avvicinavo più si intensificava ,mi feci strada tra le lamiere …era un
orrore erano tutti morti l’ aereo era diventato una grossa polpetta di ferro
che rilasciava gas liquido. A parte le
sue insidie ,l’ isola non era niente male , dall’ aspetto era gradevole,era piena
di frutti :mango, un saporito frutto simile a un melone arancione ,frutti della
passione ,melerose, avocado …Avevo cibo con il quale nutrirmi, ma i giorni
passavano e non potevo mangiare solo frutta . Faceva tanto freddo e io mi
indolenzivo sempre di più. Improvvisamente mi ricordai che il carburante era
utile per accendere il fuoco .Trovai un nido di gabbiani abbandonato ,mi
procurai un macete dai flap dell’ aereo così tagliai alcuni rami , presi un
accendino da una tasca di un naufrago dell’ aereo e diedi fuoco a una parte di
benzina che avevo raccolto in una cesta. Accesi un fuoco, mi accampai in una
grotta .Al mio risveglio sentii strani rumori: erano dei turisti su un aliscafo.
Presi un ciocco di legno e lo mostrai facendo fumo e gridando :” Aiuto!Aiuto!”
Loro cambiarono rotta e si avvicinarono a me , salii sulla barca e mi portarono a casa sano e salvo .Mentre me ne
stavo andando, il mio cuore si riempiva di gioia ero tanto felice di
allontanarmi da quell’ incubo, ma allo stesso tempo provavo dispiacere e
tristezza per i naufraghi tanto sfortunati che erano venuti a mancare.
Vincenzo
Un giorno una ciurma di
pirati, guidata dal capitano Jack Flit, si avventurò alla ricerca del tesoro
del famoso pirata Charlie Dinor.
Dinor era diventato famoso
perché aveva partecipato ad avventure molto pericolose, ma in cambio trovava
tesori dal valore inestimabile.
Nel 1921 morì per una grave
malattia al cuore, i suoi tesori non furono ma più ritrovati e sono ancora da
qualche parte nell’isola di White.
Jack e la sua ciurma, dopo
molte ore di viaggio, arrivarono sull’isola.
Quel posto faceva venire i
brividi.
La vegetazione era molto
ricca e, per andare avanti, dovevano usare il machete.
Le foglie degli alberi erano
di molti tipi diversi, alcune erano piccole, altre grandi e di tanti colori.
Il terreno era pieno di
fango, infatti i loro stivali avevano cambiato colore da marrone chiaro a
marrone scuro.
Sotto i loro piedi c’era un’intricata
matassa di radici grandi quanto loro.
Gli alberi erano altissimi e
se alzavano la testa non riuscivano a vedere il cielo, quindi era come se
avessero camminato durante la notte.
C’era molta umidità e quindi
faceva molto caldo.
La ciurma si divise in tre
diverse squadre, ognuna composta da cinque pirati.
Si misero d’accordo : chi
avesse trovato per primo il tesoro avrebbe dovuto informare subito il capitano.
Dopo alcune ore la squadra
numero due trovò il tesoro e informò subito il capitano.
Era notte e decisero di
accamparsi in una grotta. La mattina seguente, però, il capitano non trovò il
tesoro.
Si accorse che mancavano due
membri della ciurma: Gyn e Rhum.
Appena girò lo sguardo vide
che la nave si allontanava sempre di più e a bordo c’erano proprio i due
traditori.
I pirati, per prima cosa,
costruirono una zattera e, con la forza delle braccia, remarono e remarono,
finché non raggiunsero la nave.
Appena saliti a bordo catturarono
i due ladri.
Il capitano, per prima cosa,
buttò a mare Gyn e Rhum e recuperò il tesoro trafugato.
Tornarono in patria e il
bottino fu utilizzato per migliorare la loro città.
A Jack fu dedicata una
statua che fu messa vicino a quella di Charlie Diron.
Giovanni
Nella giungla
Kety e la sua famiglia erano
partite per andare in vacanza dall'altra parte del mondo, ma ad un certo punto
l'aereo precipitò in una giungla. Gli unici sopravvissuti furono lei e sua madre.
Si misero in cammino per perlustrare la zona e videro tantissimi animali
stupendi come leopardi, scimmie, pappagalli... Mentre camminavano, Kety e la
madre pensavano dove potevano accamparsi per la notte. Videro molti posti ma
nessuno piaceva loro. Finalmente trovarono un capanno e decisero di restare lì
durante la notte. Entrarono nel capanno e Kety urlò:" Per fortuna c'è il
camino altrimenti saremmo restate al freddo." Kety uscì fuori per raccogliere
la legna. Tornò al capanno accesero il fuoco e cucinarono la zuppa. Il giorno
dopo la mamma disse alla figlia:" Dobbiamo imparare a vivere nella giungla
quindi ti insegnerò io. Innanzitutto dobbiamo cambiare il nostro look!"
Allora Kety entrò in casa. Quando uscì fuorì aveva addosso una gonna fatta d'erba con dei
fiori, una corona di fiori e una maglietta corta leopardata. La mamma
esclamò:" Così va bene! Adesso andiamo a vivere qualche avventura!"
Decisero di fare una passeggiata. Mentre Katy camminava per sbaglio finì nelle
sabbie mobili. Per fortuna passò di lì un ragazzo che abitava nella giungla da
molti anni. Kety domandò:" Mi puoi dare una mano?" Il giovane
rispose:" Ma certo!" Tira e tira, per fortuna Kety uscì sana e salva
dalle sabbie mobili. Alla fine vissero tutti felici e contenti.
Chiara
Tanto tempo fa viveva uno scalatore di nome Federico. Aveva i capelli biondi con sfumature rosse,
gli occhi blu ghiaccio, la bocca larga e il naso a patata. Lui era il campione
del mondo a scalare le montagne perché aveva scalato l’Everest: la montagna più
alta del mondo intero. Ma un giorno decise di scalare un vulcano veramente alto
. Subito partì, ma non dimenticò mai i suoi figli e la moglie. Dopo cinque
giorni in aereo arrivò e vide una meraviglia. C’erano abeti molto alti in primo
piano, delle rocce si intravedevano sul terreno erboso e piccoli rametti erano
bloccati per terra, lì vivevano tanti
animali come l’orso, la lucertola, libellule, mosche e tanti altri. Ma,
soprattutto, il vulcano era così grande e alto che lo si poteva osservare da qualsiasi punto. Per
darsi la forza mangiò qualcosa e si addormentò poiché era notte. Il mattino
successivo Federico partì verso il suo obiettivo, cominciò a scalare ma non immaginava quanti pericoli nascondeva il “nemico”. All’improvviso si sentì
eruttare ma, nonostante fosse preoccupato, Federico non si arrese perché aveva
già iniziato . Però fece male a non scendere perché il fumo lo accecò e si ferì alla caviglia. Dopo pochi minuti la
lava scese e Federico salì non vedendola. Quando arrivò al traguardo ,si bruciò
e cadde. Purtroppo era la fine della sua vita: morì. Infine la moglie , sapendo
la notizia, si mise a piangere, mentre i suoi colleghi non avrebbero mai scordato che lui era il campione
del mondo e lo sarebbe stato per sempre.
Maria
Dopo tante ricerche del padre, Sammy e il suo
amico Jp dovettero esplorare l’arido deserto del Sahara. Sammy era robusto,
alto e muscoloso. Aveva i capelli biondi e ricci, le orecchie a sventola, gli
occhi a mandorla e verdi, il naso a patata, le labbra carnose e rosee. Jp era
basso, snello e muscoloso. Aveva i capelli marroni e corti, le orecchie a
sventola, gli occhi tondi e azzurri, il naso aquilino e le labbra fini. I due
presero un taxi jeep che li portò fin nel cuore del deserto. Poi presero le
loro scorte di cibo e incominciarono a perlustrare la zona. Jp vide passare un
uomo con quattro dromedari e gliene chiese due, uno per lui e uno per Sammy. Intanto
Sammy si trovava metri e metri distante da Jp e stava affrontando due boa di
circa due metri. Per sua fortuna arrivò Jp con un bastone che li uccise. Dopo
un lungo tragitto calmo, Jp andò a finire nelle sabbie mobili, ma riuscì ad
afferrare il bastone con cui aveva ucciso i boa ed esclamò a Sammy :
<<Afferra il bastone e tirami su! Ho paura di morire!>> Così Sammy
riuscì a prendere il bastone e tirarlo su. Entrambi si trovarono nel bel mezzo
di una tempesta di sabbia e con un pezzo di stoffa si coprirono il viso. Dopo ore e ore
di tempesta, trovarono delle impronta di volpe che, probabilmente, si dirigeva
verso una pozza d’acqua. Seguirono le tracce e videro un uomo denutrito,
anziano e alto. Aveva i capelli castani, gli occhi scuri, il naso aquilino e la
bocca grande. Era il padre di Sammy e a questo punto lo portarono a casa, lo
nutrirono e diedero la buona notizia alla madre del ragazzo.
Andrea
Avventura nel deserto
Un giorno un padre siriano chiamò suo figlio Sammy e gli annunciò: -
Figliolo domani partiremo per andare nel deserto.- Il padre siriano tornò a
casa e preparò un sacco pieno di cibo e vestiti. Sammy e suo padre presero la
loro jeep e andarono al’aeroporto. I due affittarono una jeep e si recarono in
un albergo dove passarono la notte. La mattina seguente si svegliarono, presero
la jeep e andarono in una fattoria dove presero in prestito un cammello per
visitare il deserto. Il deserto era molto esteso, ricoperto da una sabbia molto
sottile di color giallo con delle sfumature arancioni. Sopra la sabbia c’erano
molti cactus arcigrandi e rocce di dimensioni enormi. C’erano molti animaletti
ad esempio vipere, lucertole sdraiate sulle rocce, dei serpenti gialli che si
mimetizzavano sulla sabbia e alcuni scorpioni piccoli. Mentre camminavano Sammy
vide delle tracce e le mostrò al padre che gli disse che erano tracce di volpe
che si dirigeva verso un pozzo. Seguirono le tracce, quando arrivarono al pozzo
videro la volpe che beveva l’acqua.
Fecero ritorno all’albergo però, mentre camminavano, il padre di Sammy finì
nelle sabbie mobili, ma per fortuna il figlio aveva con sé una corda. Gli tirò
la corda e lo tirò fin quando non fu salvo. Tornarono all’albergo e mangiarono
qualcosa. Finito di mangiare andarono alla fattoria per riportare il cammello,
ma mentre camminavano il vento iniziò a soffiare molto forte e fece alzare la
sabbia. Il signore siriano strappò un pezzo del suo vestito per coprire il volto
di suo figlio e si rannicchiarono dietro il cammello per ripararsi. Rimasero lì
fin quando il vento non si calmò. Erano molto stanchi, però si erano tanto
divertiti a visitare il deserto. Sammy disse al padre che era stata una
bellissima giornata, anche se c’era stata anche un po’ di paura. La gita
successiva l’avrebbero fatta al mare a
rilassarsi al sole senza paura e colpi di scena. Così la giornata si concluse
con una bella dormita. La mattina seguente ripresero l’aereo e tornarono a
casa, si salutarono e Sammy urlò:- Alla prossima avventura.
Un giorno un gruppo di pirati su una nave
trovarono una mappa dove era illustrata un’isola che si trovava nell'oceano Pacifico. Quest’isola si chiamava L’isola dei Misteri e in quest’isola si
trovava un tesoro inestimabile. Allora il capitano della ciurma, che si
chiamava Richard, ordinò al suo equipaggio di partire per raggiungere l’isola.
Dopo due ore incontrarono una nave nemica. La nave nemica preparerò i cannoni,
quindi Richard ordinò alla sua ciurma:<<Preparate i cannoni altrimenti se
sparano faremo una brutta fine>>! Appena pronti, i cannoni spararono e la
nave nemica stava quasi per affondare quindi si ritirò. Però la nave di
Richard era un po’ danneggiata perché era stata colpita da un colpo di cannone. Verso le sette di sera si scatenò una tempesta fortissima, un
fulmine beccò la vela della nave e improvvisamente un altro fulmine colpì il
timone. Meno male che a bordo della nave c’era una persona molto brava ad
aggiustare gli oggetti, questo si chiamava Nathan. La nave aveva perso il controllo e andava ogni tanto in una
direzione diversa. Dopo mezz'ora il temporale era cessato e Nathan aveva
riparato il timone. La ciurma avvistò un’isola e pensò che quell'isola fosse l’isola
del tesoro. Richard, per essere sicuro, osservò la mappa e notò che era quella.
Appena sbarcarono iniziarono a scavare vicino ad un albero. Scavarono e
scavarono ma non trovarono ancora niente. Richard guardò bene la mappa e notò
che era l’isola sbagliata. Allora risalirono sulla barca e ripresero il
viaggio, dopo due ore erano arrivati sull’isola e questa volta era quella
giusta. L’isola era molto sporca e priva di vegetazione,c’era solo un albero
molto alto. Richard urlò all'equipaggio: <<Domani inizieremo gli scavi
per trovare il tesoro>>! Durante la notte due membri dell’equipaggio, che
si chiamavano Rhum e Gyn, scavarono e presero il tesoro. Quando Richard e i
suoi compagni si svegliarono non trovarono né la nave, né il tesoro e né Rhum e
Gyn. Allora Richard capì che Rhum e Gyn li avevano traditi. A quel punto il
capitano urlò :<< Se troveremo i due traditori li butteremo in
mare>>! Il capo era disperato
perché pensava che sarebbero morti di fame. Verso le 5 del pomeriggio
avvistarono una nave e urlarono se gli davano un passaggio, ma loro risposero
di no. All'improvviso a Richard venne un’ idea: quella di abbattere un albero e
costruirci delle zattere. La mattina si avventurarono in mare. Di sera si
abbattè una tempesta e all'improvviso dall'oceano sbucò uno squalo che divorò
un membro dell’equipaggio, il capitano a quel punto non poteva altro che
piangere. Ad un certo punto Richard avvistò una nave e lì si trovavano Rhum e
Gyn. Quindi il capitano e la sua ciurma salirono sulla nave. Allora Richard
urlò di legare con una corda i traditori. Rhum e Gyn implorarono Richard di
non buttarli in mare ma lui non ebbe
pietà e li buttò in mare. Il capitano e la sua ciurma erano ricchi e Richard
guardò il mare pensando al membro dell’equipaggio morto.
Simone
Avventura sulla Storm
Avventura sulla Storm
Alla luce di un fulmine ,
Luke vide il primo capitano scagliato in acqua. – Uomo in mare ! – gridò. Ma l’onda sommerse lui e la Strom. Allora il secondo
capitano decise di tornare indietro, così spinse la leva dell’ acceleratore, ma
il motore era pieno d’acqua . Tutti avevano il cuore in gola e rabbrividirono
perché sapevano che, in quella situazione, potevano anche morire . Però i ragazzi non si scoraggiarono : pomparono l’acqua, smontarono il motore, asciugarono i
pezzi che costituivano il motore, lo rimontarono e, quando spinsero il bottone
dell’accensione, il motore si avviò. I ragazzi urlarono : -
Evviva!- Improvvisamente, nella notte fonda con la tempesta,la nave si
capovolse e tutti finirono in acqua. Avevano molta paura e il secondo capitano
urlò : - Nuotate e se trovate qualcosa di utile ditelo agli altri!-.E i ragazzi
gli risposero : -Si!-
La situazione era sempre più pericolosa, ma a un certo
punto … Lyssa e Hanna trovarono un pezzo di legno. Subito avvertirono gli altri
dicendo: - Venite, abbiamo trovato qualcosa di interessante!- Gli altri le
trovarono, videro il pezzo di legno e ci si misero sopra. La tempesta non si placava,
ma tutti erano molto calmi. Dopo giorni e giorni la tempesta scomparve e i naufraghi arrivarono su una spiaggia, dove, dopo qualche ora, vennero trovati e soccorsi. Ormai erano salvi.
Wojtek
Poi un’altra ondata, travolse la Storm,come una mano
gigantesca. Alla luce di un fulmine Luke vide il primo capitano scagliato in
acqua. – Uomo in mare- gridò. Ma l’onda sommerse lui e la Storm.Trascorsero
molte ore e giunse la notte. La tempesta non si era placata.
Onde gigantesche travolgevano la nave e per i ragazzi non
c’erano molte speranze. La tempesta era spaventosa, molte raffiche di vento
facevano muovere le vele della Storm, il cielo era solcata da scariche
elettriche assordanti, i lampi e i tuoni diventarono molto più fitti e la
pioggia non smetteva di scrosciare.
Improvvisamente un fulmine si abbatté contro un albero che
cadde. L’albero cominciò a galleggiare trascinato dalla corrente: era infuocato. Ben
presto le fiamme si spensero. I ragazzi vennero catapultati nel mare ma,
fortunatamente, trovarono il tronco. Il secondo capitano
ordinò:<<Raggiungiamo il tronco e nuotando arriveremo a riva>> I
ragazzi obbedirono e, nuotando faticosamente, arrivarono su una spiaggia. Per
alcuni giorni si cibarono di frutti e pesci. I pesci erano cotti sul fuoco che
veniva acceso strofinando delle pietre.
Ai ragazzi non piaceva molto il pasto che mangiavano ogni giorno, ma dovevano accontentarsi.
Dopo molti mesi i ragazzi si abituarono all’ambiente. Un
giorno, nel pomeriggio, i ragazzi avvistarono una strana nave avvicinarsi
all’isola.
<<Evviva! Evviva!>>esclamò Lyssa facendo salti di
gioia. <<Che bello, siamo salvi!>>
aggiunse Hanna.
Erano felicissimi, avevano il cuore in gola che batteva
all’impazzata non per a paura, ma per la gioia.
Capirono subito che la loro vita non era finita, ma erano
finalmente salvi!
Tornarono a casa per abbracciare la propria famiglia avendo allo stesso
tempo il rimpianto di aver perso uno dei membri dell’equipaggio.
Gaia
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