venerdì 22 maggio 2015

Dall'analisi dei testi poetici alla produzione di testi narrativi.

Passero solitario

Risultati immagini per passero solitario leopardiD'in su la vetta della torre antica,
Passero solitario, alla campagna
Cantando vai finché non more il giorno;
Ed erra l'armonia per questa valle.
Primavera dintorno
Brilla nell'aria, e per li campi esulta,
Sì ch'a mirarla intenerisce il core.
Odi greggi belar, muggire armenti;
Gli altri augelli contenti, a gara insieme
Per lo libero ciel fan mille giri,
Pur festeggiando il lor tempo migliore:
Tu pensoso in disparte il tutto miri;
Non compagni, non voli,                                                       
Non ti cal d'allegria, schivi gli spassi;                              
Canti, e così trapassi                                                 
Dell'anno e di tua vita il più bel fiore.                                         
Giacomo Leopardi


Un passero solitario

Sul campanile della Cattedrale di Trivento vive un passero che canta sia di giorno che di notte, ma nessuno sente il suo bellissimo canto e resta sempre solo.
Dal campanile può vedere la valle del Trigno dove il fiume scorre lento. 
In mezzo al fiume ci sono pietre di varia grandezza e sopra al corso d’acqua c’è un ponte in pietra. 
Sulle sponde cresce una fitta vegetazione.
Ogni giorno che passa è sempre più triste perché nessuno sente il suo canto. Un giorno, però, un fulmine colpisce il campanile e un bambino di nome Martino va a vedere cosa è successo e lì trova il passero impaurito e gli domanda: <<Stai bene uccellino?>>. 
Lui risponde: <<Sì, per fortuna non mi son fatto niente.>>
Il bambino continua: <<Ma perché sei qui?.>>
Il passero risponde: <<Io sono qui da mattina a sera, canto e mi piace molto, però nessuno mi sente.>>
Allora il passero intona una bella melodia e il bambino rimane molto colpito.
Martino ha un piano. Decide di portare il passero in chiesa e farlo cantare vicino al microfono che il sacerdote usa per dire messa.
Il dolce canto si spande in tutto il paese e le persone vanno a chiedere al prete chi è che canta così bene in chiesa.
Il prete non sa rispondere. Entrano in chiesa e vedono che a cantare è un piccolo passero.
Da quel giorno le persone vanno ad ascoltare l’uccellino che così non si sente più solo.
Il passero diventa molto felice e ringrazia Martino per averlo aiutato a trovare nuovi amici.
                                                                                                        
                                                                                                                             Giovanni


Un piccolo passero, con piume grigie, sfumate di nero, occhietti tristi e marroni era ancora lì, sulla sommità del campanile di una chiesa di campagna  ed ammirava la primavera, tutta colorata, piena di fiori e profumi che inebriavano l’aria,  che rendevano il paesaggio variopinto e pieno di allegria.
Gli animali contenti, tra cui alcuni uccelli, come lui, si divertivano svolazzando in un cielo limpido.      Improvvisamente, gli uccelli si girarono e corsero verso il passero invitandolo a volare insieme a loro, ma questo preferiva rimanere da solo a cantare, evitando ogni divertimento e trascorrendo tutto il tempo in solitudine.
Poi, ad un tratto, le pecore cessarono  di belare e le mandrie  chiesero al passero se voleva unirsi a loro, ma lui si girò e, da quel movimento, fece capire di non voler stare in compagnia.
Le sue giornate erano tristi ed il tempo non passava mai; così ripensò agli inviti ricevuti e capì che forse era molto meglio divertirsi insieme agli altri e trascorrere le sue giornate in compagnia.  
Così, con il suo armonioso canto, richiamò i suoi amici ed insieme, volando qua e là,  formarono nel cielo e tra le nuvole un meraviglioso arcobaleno.
                                                                                                                          Giuseppe





NUVOLE STRANE

C`era una volta un Mondo dove c`era sempre il sole e le nuvole  viaggiavano tranquille nel cielo sereno. Un giorno un bambino di nome Lorenzo uscì da casa per vedere il cielo. All'improvviso guardò delle nuvole somiglianti ad animali, così andò a chiedere alla mamma se era normale e lei rispose di no. A quel punto si fermarono a guardarle da sotto un albero. La madre per il sonno si addormentò, mentre Lorenzo chiedeva sotto voce alle nuvolette se gli potevano far fare un giro sperando che gli rispondessero. Magicamente una nuvola scese dal cielo e gli rispose che gli poteva far fare il giro tanto desiderato e così Lorenzo montò sopra la nuvola e partirono per esplorare il cielo. Incontrarono molte nuvole dall'aspetto bizzarro somiglianti a esseri viventi. Tornarono dalla madre di Lorenzo prima che si svegliasse. Lorenzo ringraziò la nuvola per il bel giro e andò insieme alla mamma dentro casa tenendo dentro di  il segreto. Da quel pomeriggio si ritrovavano sempre per fare altri grandi giri esplorando il  paese. 
                                                                                                                Andrea


Questa mattina la nuvoletta
sembra proprio una casetta.

Si trasforma in un aquilone,
scende in basso e quasi tocca il mio balcone.

Poi diventa un grande gatto
che fa le fusa come un matto.

Risale in cielo spinta dal vento
e si perde nel firmamento.

Dall’alto guarda contenta il mondo
e con le altre nuvole fa un girotondo.

Io la osservo incantato
e la inseguo trafelato.

                                                                                Giovanni



Mammina,
prendimi per mano!

Molti anni fa nei pressi di un bosco viveva una bambina di nome Clarissa. Clarissa viveva con la sua famiglia formata dalla mamma di nome Laura e dal papà di nome Claudio. Clarissa era una bambina alta e molto snella, aveva dei capelli lunghissimi, neri come la pece e lisci come il vetro, degli occhi sempre aperti, grandi come due palle da ping-pong e neri come i suoi capelli, un naso a patata e piccolo, una bocca sottile e rossa come il fuoco, la pelle candida come la neve e delle gambe lunghe ed esili. Un giorno Clarissa chiese alla mamma: "Mamma!!! mamma!!! Andiamo a raccogliere le more nel bosco?" La mamma, senza esitare, rispose:" Si certamente! Però mettiti la giacca che fuori fa freddo!" Dopo qualche minuto  presero due cesti e s’incamminarono verso il bosco. Trovarono molte more e riempirono fino all'orlo i cesti pronte per tornare a casa. Mentre stavano tranquillamente camminando apparve una nebbia molto  fitta che si faceva sempre più intensa. Clarissa aveva molta paura, la pelle d'oca, le tremavano le gambe e le braccia, insomma  tremava tutta. La mamma provò ad usare il telefono, ma era scarico. A quel punto la bambina, che aveva perso tutte le speranze, scoppiò a piangere, ma la mamma la rassicurò dicendole: " Dai Clarissa non ti preoccupare troveremo la strada per tornare a casa" Cercarono, ma invano. Non c'era più nulla da fare. Clarissa era terrorizzata perché sembrava che qualcuno la seguisse, ma poi chiese alla mamma se era il vento e lei rispose di sì. Videro una caverna e si andarono a rifugiare lì dentro. Laura per tranquillizzare sua figlia le fece notare che le stelle sembravano carovane. Clarissa finalmente si addormentò tra le calde braccia della mamma. La mattina dopo le ritrovarono e tornarono assieme a casa dove continuarono la loro vita normale.
                                                                                                                         Maruska




                                     IL LAMPO  


C’era una volta una bambina di nome  Donatella che viveva nel fitto bosco insieme alla sua famiglia.  Era alta, simpatica e snella. Aveva  i capelli lunghi, gli occhi grandi, il naso a patata e una piccola bocca.
Un giorno la bambina decise di fare una passeggiata nel bosco a raccogliere dei frutti da mangiare la sera. Prese un cesto e partì, seguita dal suo splendido cagnolino. La bambina raccolse abbastanza frutti e allora decise di ritornare a casa. Ma mentre si incamminava vide delle goccioline che scendevano lentamente. La bambina ipotizzò : << Starà arrivando una tempesta, devo subito andare a casa.>>  Arrivata a metà tragitto si fermò perché la forte tempesta era cominciata. La bambina aveva paura, freddo e terrore. Le batteva il cuore all’impazzata, aveva le pupille dilatate , la pelle d’oca ed era sempre vicina al suo cagnolino.
La fanciulla si nascose in mezzo a dei cespugli e lì aspettò che la tempesta finisse.  << La terra era ansimante  e in sussulto e il cielo tragico e disfatto.>>Ad un tratto un lampo apparve  illuminando una casa tra la fitta vegetazione del bosco.
Allora la bambina cercò di raggiungerla. Arrivata vicino alla porta, suonò al campanello. Insistette ma nessuno le rispose. Così aprì la porta e osservò la casa che era molto carina.
Udì subito un profumino di biscotti appena sfornati e si recò nella stanza da dove proveniva l’odore squisito. Si accorse che nella stanza c’era una signora china china che le propose: << Su, assaggia i miei biscotti al cioccolato, sono deliziosi!>> La bimba accettò e  afferrò un biscotto caldo. <<Ummm….. davvero buoni!>> esclamò la bambina affamata.
Mentre la bambina mangiava, la signora china china bisbigliò silenziosamente : << La metterò nel forno per farne un bell' arrosto>>la ragazza, che aveva sentito tutto, ebbe di nuovo paura e scappò.
Ma la strega malefica se ne accorse e con la sua scopa la raggiunse. Poi  urlò: << Pensavi non me ne fossi accorta?>> e sogghignò. Appena scesa a terra la signora cattiva perse di vista la bambina e non capì che dietro aveva il  cane della fanciulla che la azzannò. Donatella andò via di corsa col cane e raccontò tutto ai genitori e alle sorelle. Da quel giorno Donatella non andò  mai più da sola nel bosco tetro.
                                                                                                                 Gaia



LUCILLA E IL VECCHIO
C’era una volta una bambina di nome Lucilla, che viveva in una casa di legno ai confini di un bosco molto fitto.
La ragazzina aveva nove anni e la sua famiglia era composta dalla mamma, il papà e un fratellino più piccolo di lei di nome Luigino.
I suoi occhi erano piccoli, vispi e di colore azzurro, i capelli erano rossi con due lunghe treccine che le scendevano sulle spalle.
Il suo viso era tondeggiante con due guance rosse, di corporatura era normale ed era abbastanza alta per la sua età.
Lucilla era molto curiosa e le piaceva avventurarsi nel bosco per raccogliere fiori e frutti selvatici, però alcune volte quando usciva di casa non avvisava i suoi genitori e si cacciava sempre in qualche guaio.
Un giorno la bambina, vista la bella giornata, senza avvisare i genitori, uscì di casa e si avventurò nel bosco a raccogliere i primi fiori di primavera.
Dopo aver camminato per qualche chilometro, Lucilla cominciò a sentire la stanchezza e si appoggiò ad un grosso masso, si riposò per qualche minuto e riprese a cercare i suoi fiorellini.
Ad un certo punto, però, mentre raccoglieva le violette sentì sulla sua mano una gocciolina d’acqua, Lucilla alzò gli occhi al cielo e vide dei nuvoloni neri proprio sulla sua testa.
Dopo qualche istante le gocce si fecero più intense e cominciò a tuonare e i lampi si vedevano sempre più vicini.
La fanciulla, per fortuna, era arrivata alla fine del bosco e davanti ai suoi occhi spuntò una grande casa che si illuminava e si oscurava a causa dei forti lampi.
Lucilla, educatamente, bussò alla porta per ben due volte ma nessuno le rispondeva, si accorse però che la porta era aperta ed entrò con passo felpato.
Al centro della stanza c’era un grande camino e vicino ad esso un vecchio signore con la barba bianca e con un viso spaventoso con al centro della fronte un occhio solo.
Il vecchio, vedendo che la bambina tremava, le disse: “Entra pure non aver paura”, la ragazza rispose “Va bene però non farmi del male”.
Il vecchio si mostrò molto gentile con Lucilla e le preparò una tazza di latte con dei biscotti molto strani e la ragazza chiese: “Perché questi biscotti hanno un cattivo aspetto?” il vecchio rispose: “Assaggia e vedrai quanto sono buoni”.
Assaggiati i biscotti, la ragazza si addormentò in un sonno profondo.
Il vecchio legò la ragazza e cominciò a preparare un pentolone con dell’acqua bollente, ma, proprio mentre la stava prendendo, Lucilla si svegliò e riuscì con un calcio a mandare il vecchio nel pentolone bollente.
Lucilla, allora si liberò e riuscì a trovare la via di casa.
Quando arrivò a casa, abbracciò i suoi genitori e il suo fratellino Luigino e da allora promise di non uscire mai più da sola nel bosco.

                                                                                                                Matteo

LA GIORNATA DEL MIRTILLO

C ‘era una volta una bimba di nome Rose che viveva nel bosco in cima alla montagna.
Rose era una bambina molto allegra e affabile, era piuttosto alta e di corporatura magra, il suo mento rotondo e grazioso, il suo naso era  come una goccia di cioccolato bianco.
Era sua abitudine fare lunghe passeggiate nel bosco alla ricerca di more e ribes. Rose si preparava ad affrontare e a festeggiare la tradizionale  giornata internazionale del mirtillo, che consisteva nel trovare più mirtilli possibili in cinque ore. Questo giorno era molto atteso dagli abitanti del villaggio perché era una tradizione che si  tramandava di generazione in generazione.
Questa gara era riuscita a vincerla solo una persona, il grande ricercatore George Lucas. Lucas  non aveva fatto solo questa impresa, ma molte altre, come trovare la casa di Spongebob, una spugna del bosco più fitto.
Arrivò l’attesissimo giorno della gara e in questo anno venne a mancare il campione che era morto qualche giorno prima per l’ansia di partecipare alla gara.
Rose era molto determinata a vincere perché in palio c ‘ erano le ali per volare, il sogno di tutti i bambini!
Il banditore, prima di iniziare la gara, raccomandò di non imbrogliare usando pozioni o incantesimi per  eliminare gli altri e per vincere.
Però non proprio tutti furono rispettosi delle regole.
La bimba si recò subito nella parte più alta del bosco : lei sapeva che i mirtilli crescevano sopra i seicento metri , mentre gli altri ingenui cercavano in riva al fiume.
Però le regole del banditore valsero solo per qualche minuto ,dopo di che l’elfo Magichinio Birichino, tra i più malefici del villaggio, mise in atto una delle sue malvagie pozioni: la pozione “Furia”. Era composta da fiamme di drago, saette fulminanti e oscurità tetra… Essa scatenava temporali al giungere della notte. Rose non sapendo più la strada di casa si affidò ai flash dei lampi che le consentivano la visuale per qualche secondo.
Camminando camminando, un doppio lampo illuminò una casa. La bambina impaurita, ma in cerca di riparo, si affrettò ad entrare prima che il lampo scomparisse .
Entrò in casa, si ritrovò in una grande sala  e subito notò un quadro che ritraeva George Lucas, rabbrividì e il suo pensiero si concretizzò: era proprio la casa di Lucas!!.
Si diresse verso la camera e vide il suo spirito che le consigliò di salire in cima al tetto della casa dove avrebbe trovato un frammento della casa di Spongebob, che aveva lo straordinario potere di far tornare il sole .
Il ricercatore sapeva che il cielo di questo villaggio aveva due facce quella buona e quella cattiva e solo  quel frammento di casa poteva cambiare la situazione.
Rose ascoltò le sagge parole e seguì  i consigli.
Mentre saliva le scale, pensava allo spirito che le aveva dato il consiglio e si fidò
Arrivò in cima alla casa, prese il frammento e il cielo diventò di nuovo sereno.
La bimba ringraziò George e proseguì la sua ricerca quando si accorse che dietro la casa c’ era un cespuglio di mirtilli, li raccolse e li portò al banditore.
Così Rose ricevette le ali e visse felice e contenta, coronando il suo sogno.

                                                                                                                   Vincenzo



Il lampo spaventoso!
C’era una volta, nel cuore di un fitto bosco tranquillo e colorato, una piccola casetta dove vi abitavano Lara, la mamma Carmen, il padre Tommaso, un abilissimo ed esperto cacciatore, e un tenero e piccolo cagnolino di nome Scuro.
 Lara era bassa e magra, aveva gli occhi dolci e tondi, il naso a punta e una bocca larga e sempre sorridente.
Il suo comune abbigliamento era una gonnina a quadri, una maglia di lana, degli stivaletti lunghi e un simpatico mantello ricamato e pesante.
Un giorno la bambina decise di andare a giocare con il cane nel suo giardino segreto.
 Così si coprì bene e si avviarono, ma arrivati a metà strada Lara sentì, posarsi sulla sua mano, una goccia che le sussurrò: ” Lara, non andare verso il tuo nascondiglio, perché nei paraggi vi abita una strega cattiva che ha catturato tutte le mie sorelle per farle bere al su gatto Fuffy.”
La bambina rispose: ” Ma dici sul serio? Se è proprio vero ti darò ascolto e mi girerò per tornare a casa.”
Ma proprio in quel momento la strega si stava dirigendo verso di loro per raccogliere erba velenosa per preparare una zuppa e chiunque l’avesse bevuta sarebbe diventata una persona gentile con tutti.
Così Lara e la goccia si rifugiarono dietro un cespuglio molto largo.
La strega sentì bisbigliare da dietro il cespuglio e vide con occhi infuriati la bambina che la stava spiando, così la mise in un sacco e la portò con sé nell’ antro.
Lei era sempre cattiva con tutti e non aveva amici, ma il suo più grande sogno era quello di diventare la regina del bosco.
Cosi minacciò la bambina dicendole che, se l’avesse aiutata a diventare regina, l’avrebbe lasciata andare.
La bambina rispose:” Io ti aiuterò a realizzare il tuo sogno, perché sono una bambina buona con tutti, però ad una condizione, solo se tu berrai la tua pozione che ti farà diventare buona gentile ed educata con tutti”.
La strega accettò la sua proposta e bevve la sua pozione.
Dopo qualche istante la strega cambiò completamente aspetto e diventò alta e gentile con tutti.
Così la bambina, orgogliosa della strega, la portò dai suoi genitori che organizzarono un banchetto con tutti gli abitanti del bosco in onore della nuova regina.
Solo Lara sapeva che lei era la strega, ma non volle dirlo a nessuno per paura che non sarebbe stato corretto incoronare una strega come regina.
                                                                                    Chissà quali conseguenze sarebbero accadute dopo qualche anno…


                                                                                                                              Grazia

lunedì 4 maggio 2015

L'ARTE CI AIUTA A RIFLETTERE!


 UN GLORIOSO CEDRO

C’era una volta un paese dove gli abitanti non si curavano del bosco e continuavano a tagliare legna.
Un bel giorno, pronti ad abbattere un albero enorme, si resero conto che quell'antico e glorioso cedro era l’ultimo albero del bosco.
Fortunatamente Said e Lea, due bambini del villaggio, videro la brutta azione che stavano facendo e vollero ribellarsi.
Per fortuna gli uomini, prima di tagliare gli alberi, li analizzavano.
Mentre studiavano,  l’orecchio di Said udì che alle 10:30 di mattina quell'albero sarebbe stato abbattuto.
Così il giorno dopo, alle sei, i bambini si svegliarono e, senza far capire ai loro genitori che stavano uscendo, pian piano aprirono la porta di casa e si diressero verso il “bosco inesistente.”
Appena arrivati, aiutandosi con la scala lasciata da un abitante, riuscirono a salire sul cedro e aspettarono  l’ora prestabilita.
Dopo una lunga attesa arrivarono sette cittadini armati di seghe e con l’intenzione di abbattere il cedro.
I sette videro subito i bambini e, uno di loro esclamò:<< Bimbi, dovete scendere perché fra poco quest’albero sarà tagliato!>>
Lea rispose: <<Non potete abbatterlo perché produce ossigeno e, d’estate, dove vi riparerete dal caldo intenso>>
Gli abitanti si guardarono perplessi ed uno dei più saggi rispose:<<Ma il cedro ci serve per riscaldarci!!!!>>
Said aggiunse: <<Nella nostra cittadina fa sempre caldo ed è raro che ci sia una giornata fredda!>>
Lea, ascoltando le parole di Said, pensò: <<Quest’uomo per essere il più saggio del villaggio non è un granché!?!?>>
Uno dei più giovani cittadini ribatté: <<Per me ha ragione il bambino, raramente ci sono giornate fredde e, se non lo tagliamo, d’estate possiamo ripararci dal sole proprio sotto questo cedro.>>

Gli altri si lasciarono convincere e non abbatterono quell'albero, anzi, promisero che nel bosco avrebbero piantato dei semi e li avrebbero curati, ogni singolo giorno.
                                                                                                                             GIUSEPPE

Quando i bambini ci aiutano a riflettere......

C’era una volta un paese in cui gli abitanti non si curavano del bosco e continuavano a tagliare legna.
Un giorno, pronti ad abbattere un albero, si accorsero che quell'antico e glorioso cedro era l’ultimo della foresta.
Fortunatamente Said e Lea, due bambini del villaggio , che stavano assistendo alla scena, indignati e arrabbiati, si recarono dal signor Peter, un uomo sulla cinquantina che dirigeva il taglio degli alberi e gli dissero
<<Ehi! Fermati! Lo sai che tu senza questa pianta potresti morire senza ossigeno!>>Il signore scoppiò a ridere, poi tornò serio:
<<Ragazzi, io vi conosco e vedrete che parlerò con i vostri genitori del vostro comportamento.>> Ma i due non si arresero e gridarono:
<<Inoltre guarda quelle colline!? Lo sai che potrebbero schiantarsi sul tuo corpo?>>Il signor 
Peter , che era pure il sindaco del paese, però informò i bambini:
<<Mi dispiace, ma domattina quest’albero cadrà a terra!>> Detto questo si allontanò.
Stava diventando buio , allora i due amici, delusi e tristi,  fecero per tornare a casa , il villaggio, intanto, si stava  svuotando.
Alcuni uomini controllavano il fuoco del falò, quando dietro di loro si sentì un bisbiglio.
Si girarono e da dietro un albero videro due serpenti, alcuni gufi, qualche insetto e tre scoiattoli .
Con i loro versi sembrava che stessero discutendo, l’unica cosa che capirono è che probabilmente stavano parlando del cedro che doveva essere abbattuto, a questo punto Said esclamò:
<<Idea!>>Il giorno dopo intorno al cedro si erano raccolti tutti gli abitanti.
Proprio nel momento in cui il boscaiolo prese una grossa ascia, si sentì una voce, quella di Lea, che era accorsa con Said e molti altri bambini:
<<Fermi! Fermi tutti!>> Tom, un bambino paffuto di sette anni, chiese:
<<Siete proprio sicuri che sia una buona idea tagliare quest’ultimo albero?>> un brusio di commenti si diffuse tra gli spettatori. Carmine ,un bimbo basso di otto anni con i capelli biondi aggiunse:
<< Non avete notato che questo  albero è  l’ultimo? Senza alberi c’è un  altissimo rischio di frane, d’estate poi non ci sarebbe più ombra, infine come faremo senza  ossigeno?>>Il discorso convinse la gente che guardò Peter, il quale sorrise:
<<Va bene, va bene! State fermi! Non tagliate niente.>>Gli abitanti ,felici e contenti festeggiarono fino a tardi, mentre gli animali si stringevano attorno al cedro. 
                                                                                                                  Federico

L’IMPORTANZA DEGLI ALBERI

C’era una volta un paese dove gli abitanti non si curavano del bosco e continuavano a tagliare legna.
Un bel giorno, pronti ad abbattere un albero enorme, si resero conto che quell'antico e glorioso cedro era l’ultimo albero del bosco.
Fortunatamente Said e Lea, due bambini del villaggio, mentre stavano giocando sulla sponda del laghetto, videro un gruppo di uomini riuniti accanto all'albero.
I due decisero di recarsi lì.
Arrivati sul posto, i due ragazzi chiesero ai boscaioli :” Perché state tagliando quell'albero?”
I boscaioli risposero:” Ci serve tanta legna per affrontare l’inverno”.
I bambini gli spiegarono che le radici di quell'albero avrebbero impedito al terreno di scivolare a valle sulle case, nei mesi estivi la sua ombra avrebbe permesso ai bambini di giocare.
L’albero è la casa degli uccelli e in autunno le foglie sono il concime per il terreno.
Inoltre, l’albero produce ossigeno indispensabile per la vita umana.
Infine i suoi frutti sono molto prelibati.
Il capo dei boscaioli, sentite le parole dei bimbi, cominciò a rifletterci sopra e capì l’importanza di quella pianta ed esclamò “Procuriamoci dei semi e piantiamo altri alberi!”.
Dopo qualche anno la collina si riempì di alberi fioriti. 
                                                                                                        Matteo

L’incredibile storia degli alberi di un bosco.

Da un anno, gli uomini del villaggio Shagado continuavano a tagliare gli alberi del bosco che li circondava.
Il bosco era immenso e non sapevano che stavano danneggiando l’ambiente.
Arrivò un giorno che rimase solo un albero vecchio e alto, fortunatamente, Said e Lea, due bambini del villaggio,  vi erano molto affezionati perché in quell'albero trovavano rifugio. A quel punto, i due bambini salirono sulla pianta e ci restarono fino a quando arrivarono gli uomini che dovevano tagliarlo, ma si accorsero dei ragazzi e chiesero loro di scendere però questi, siccome leggevano tanti libri, dissero: “Non sapete che gli alberi con le loro radici mantengono il terreno, producono l`ossigeno …?Sono molto importanti sia per la natura che per noi, vi state addirittura auto danneggiando.” A quel punto gli uomini si convinsero, fecero scendere i due e, dopo aver sentito tutto ciò, iniziarono a piantare nuovi alberi. 
                                                                                                             Andrea
         
 Il bosco

C'era una volta un paese dove gli abitanti  non si curavano del bosco e continuavano a tagliare la legna .
Un bel giorno, pronti ad abbattere un albero enorme, si resero conto che quell' antico e glorioso cedro era l'ultimo albero del bosco.
Finalmente Said e Lea, due bambini del villaggio glielo impedirono e gli domandarono:" Perché tagliate gli alberi?" I boscaioli risposero: “Toglietevi da qui dobbiamo tagliare quest' albero!"
I bambini se ne andarono a casa di Said e organizzarono un piano.
Si ricordarono che lo scienziato del villaggio aveva un libro di poesie commoventi.
Allora i bambini andarono dallo scienziato del villaggio e presero il libro.
Si recarono nel bosco e videro i boscaioli che tagliavano l'ultimo albero del bosco.
Cercarono la poesia degli alberi e la recitarono:" Gli alberi ci danno ossigeno, ci danno il cibo, adesso voi smettete di tagliare gli alberi!"
Tutti si commossero e i boscaioli corsero a comprare dei semi per piantare gli alberi.
Inoltre da quel giorno cominciarono a svegliarsi presto per guardare le piantine che crescevano e per innaffiarle.
Dopo un po' di tempo un boscaiolo notò le colline piene di alberi.
Intorno ad essi c'erano bambini che giocavano e si divertivano.
Alla fine i bambini organizzarono una festa degli alberi per dar loro di nuovo il buongiorno.

                                                                                                                        Chiara


Due bambini coraggiosi

C’era una volta un paese dove gli abitanti non si curavano del bosco e continuavano a tagliare legna.   Un bel giorno, pronti ad abbattere un albero enorme,si resero conto che quell'antico e glorioso cedro era l’ultimo albero del bosco. Fortunatamente Said e Lea, due bambini del villaggio seppero la notizia la sera prima e, senza farsi vedere da nessuno, andarono vicino all'albero e si arrampicarono. La mattina seguente tutti gli uomini si prepararono e presero tutti gli attrezzi. Quando stavano per iniziare si accorsero che su un ramo c’erano due bambini.
“Su, forza, dovete scendere. Questo albero dev'essere abbattuto. Buttiamo a terra questi alberi per far espandere il nostro villaggio, per accendere il fuoco e per costruire case. Dopotutto gli alberi non servono a niente!”dissero molti uomini.
“No vi sbagliate. Gli alberi sono un bene prezioso, ci danno ossigeno per farci respirare, nei periodi caldi ci riparano dai raggi del Sole e inoltre se abbattiamo troppi alberi ci saranno molte frane che distruggeranno il nostro villaggio. “ ribatterono Said e Lea.
Gli uomini si guardarono intorno, con sguardi confusi e perplessi. Dopo aver riflettuto, uno di loro disse: “Va bene, non abbatteremo più alberi al contrario li ripianteremo.”
Tutti accettarono.
 E così fu, gli uomini del villaggio non abbatterono più alberi anzi li piantarono formando un bosco enorme.
Said e Lea furono fieri e soddisfatti di quello che avevano fatto.

                                                                                                                              Gaia



                    C’era una volta un paese dove gli abitanti non si curavano del bosco e continuavano a tagliare  legna.
Un bel giorno, pronti ad abbattere un albero enorme, si resero conto che quell'antico e glorioso cedro era l’ultimo albero del bosco.
Fortunatamente Said e Lea, due bambini del villaggio, amavano tanto i libri della natura e avevano letto che gli alberi erano molto importanti, perché purificavano l’aria che l’uomo respirava. Quella notte, i bambini uscirono di nascosto dalle loro case e si recarono dal vecchio cedro che stava vivendo il suo ultimo giorno di vita.
Decisero di salire sull'albero per non farlo abbattere, si arrampicarono  e si legarono con una corda, così se gli uomini avessero tagliato l’albero, loro sarebbero morti.
Il giorno seguente i signori andarono lì per abbattere il cedro, e quando videro Said e Lea urlarono: “Scendete da lì o vi farete male, è troppo pericoloso!”
 I fanciulli risposero in coro: “No, no, no, non potete tagliarlo” e continuarono “Gli alberi sono molto importanti, offrono agli animali una casa dove poter vivere, alcuni alberi danno i frutti, ci proteggono dal caldo dell’estate e la cosa più importante, è che purificano l’aria che noi respiriamo. Inoltre sono bellissimi, sono esseri viventi! La vita senza di loro sarebbe più difficile!”
I signori rifletterono molto su quello che avevano detto i ragazzi: “Che cosa stiamo facendo? Siamo stati veramente degli sciocchi. Presto, corriamo a prendere dei piccoli alberi, chiamiamo tutti gli abitanti del paese perché ci aiutino a ripiantarli dove li abbiamo tagliati!”
In poco tempo gli alberi crebbero e il bosco fu di nuovo pieno di ogni tipo di pianta .
                                                         
                                                                                                                          Umberto