domenica 28 dicembre 2014

Per dare voce al silenzio di tanti...........

 Per ricordare e non dimenticare........... che ogni giorno tantissimi bambini soffrono e vedono calpestati i propri diritti.
I nostri racconti più belli dedicati a tutti i bambini il cui
 " silenzio impotente grida sotto la spada di tanti Erode "(papa Francesco) sperando che la magia del Natale regali molti sorrisi perchè, a volte, anche i sogni possono avverarsi.








              

Babbo Natale e la scuola di Omar

In un piccolo villaggio del Sud Africa viveva un bambino della tribù Zulu.
In quei tempi i bambini di colore non potevano andare a scuola.
Questo bambino si chiamava Omar ed era figlio di un pastore.
Amava molto la scuola e, infatti,da grande voleva diventare un avvocato per difendere i diritti del suo popolo.
Il Natale ormai era vicino ma la scuola, chiusa dai bianchi per reprimere i neri che si erano ribellati, continuava a restare chiusa.
Allora Omar decise di farsi aiutare da Babbo Natale.
Scrisse la sua letterina e invece di chiedergli doni lo pregò di aiutarlo a far riaprire la scuola del villaggio.
Babbo Natale lo accontentò.
Andò dai governanti del Sud Africa e gli disse: <<Se non fate tornare a scuola i bambini di colore non porterò più regali ai bambini bianchi.>>
Il giorno dopo, quando Omar uscì di casa, vide che sulla porta della scuola avevano attaccato un cartello con su scritto: <<I bambini di colore possono tornare  a scuola>>.
Da quel giorno Omar studiò molto, tanto che diventò un famoso avvocato e si impegnò nella difesa dei diritti della gente di colore.
Quando terminarono le divisioni tra bianchi e neri il presidente della repubblica Nelson Mandela lo nominò ministro della Pubblica Istruzione.
                                                                                                Giovanni
           


Il desiderio di Luca

C’era una volta un bimbo di nome Luca, era povero, non aveva i genitori, perché erano morti a causa di una malattia. Viveva in una casa rovinata. Luca aveva un desiderio da molto tempo, era di avere una mamma e un papà molto bravi.
Era arrivato il 23 dicembre, Luca stava nell’orribile casa e decise di scrivere una lettera a Babbo Natale e gli chiese una famiglia con un papà e una mamma .
La notte del 24, la Vigilia di Natale, Luca andò a dormire felice. A mezzanotte arrivò Babbo Natale che tolse il sonno a Luca e, con la sua bacchetta magica, trasformò la sua casa rendendola molto lussuosa. Luca si addormentò e Babbo  gli portò dei genitori.
 La mattina si svegliò e si trovò in un letto caldo, una mamma che corse a dargli un bacio e un papà che gli stava costruendo un’altalena molto grande.

Da quel giorno Luca, ogni giorno, giocava con l’altalena e ogni Natale lo trascorse felice con i suoi genitori.                              
                                                               
                                                                 Tiziano

Un desiderio speciale
                                            
C'era una volta un bambino molto bello che si chiamava Giacomo
Viveva in un orfanotrofio perché i genitori erano morti in un incidente stradale mentre tornavano a casa.
Era alto, magro, aveva i capelli corti e scuri, le orecchie grandi, gli occhi a mandorla e azzurri,le gote rosse, il naso a patata, le labbra sottili e i denti bianchissimi.
Il bambino da quel giorno era molto triste.
Era la settimana  che precedeva l'arrivo del Natale, i bambini e le maestre costruirono l'albero di Natale e lo decorarono con palline bianche ornate con strisce d'oro, fiocchi turchese, stelle filanti turchese e in cima una maestosa e argentata stella.
I  bambini, dopo aver addobbato l'albero, allestirono il presepe ricco di pastorelli, falegnami, fornai, fontane da cui usciva acqua vera e al centro la capanna con dentro Maria, san Giuseppe e Gesù.
Alle sette, dopo aver cenato, Giacomo scrisse la letterina a Babbo Natale: << Caro Babbo Natale, io ti scrivo questa lettera per chiederti se potresti farmi questo piacere. Io desidero avere una famiglia con cui vivere e scherzare. Per favore esaudisci il mio desiderio, spero che non sia  impossibile!>>
La notte della vigilia di Natale, Giacomo andò a dormire e la mattina dopo si trovò in una camera lussuosissima, con un letto comodissimo, un bagno tutto suo, un armadio enorme e un comodino pieno di biancheria.
Andò in cucina e trovò una famiglia intera composta da una mamma, un papà, una sorella e un fratellino.
A quel punto il ragazzo era molto felice sia per la nuova famiglia, sia per la gioia che gli aveva dato Babbo Natale esaudendo il suo piccolo grande desiderio.
Pranzarono e dopo lui e il fratellino cominciarono a giocare a calcio.
Giacomo non si era mai sentito così contento  e da allora visse felice  con la sua nuova famiglia.
Questa fiaba dovrebbe far capire alle parsone che tutti i bambini che sono soli hanno il diritto di essere adottati da una famiglia che li ami.

                                                                                      Maruska
      
                                                             Una vera famiglia

C’era una volta un bambino che viveva in Africa e oltre a soffrire la fame,si sentiva solo e triste perché non aveva una famiglia.
Piangeva spesso, soprattutto quando vedeva i suoi coetanei che venivano adottati da famiglie ricche americane e andavano via tutti sorridenti, mano nella mano a nuovi genitori.
Era il periodo di Natale e in tutte le famiglie si scrivevano lettere in abbondanza, con le quali si chiedevano doni di ogni genere: dai libri ai giochi, dall’abbigliamento alle crociere.
Un giorno, rovistando in un baule colmo di lettere, Babbo Natale ne trovò una davvero speciale: in dono si chiedeva un bimbo africano.
Intanto, la Befana faceva un giro in Africa e, a un certo punto, la sua bacchetta iniziò a squillare; così rispose e Babbo Natale le disse che doveva cercare urgentemente un bambino africano, senza famiglia, da portare in dono a un altro bambino che desiderava avere un fratellino.
Allora la Befana cominciò a cercarlo e, finalmente, dopo aver tanto girato, ne trovò uno di nome Talit, che era proprio quel bimbo triste, che piangeva sempre ed era in cerca di una vera famiglia.
Lo prese e lo portò con sé, spiegandogli che finalmente avrebbe avuto anche lui una famiglia affettuosa e felice.
La notte di Natale, Talit si mise in viaggio insieme a Babbo Natale e alle sue renne,  in un sacco di iuta, dove a malapena respirava, ma era felice di essere accolto con gioia.
Arrivati nella casa della famiglia Anderson, Babbo Natale depositò il sacco, raccomandando al bambino di non fare tanta confusione.
Il giorno seguente, il bimbo, che aveva scritto la lettera, si svegliò e rimase stupito nel vedere il sacco in movimento.
Da quel giorno Talit visse in una vera famiglia! 
                                                                                                      Giuseppe

 Il diritto di Miriam


C’era una volta una bimba di nome Miriam viveva  in India e le piaceva molto andare a scuola .
Da grande voleva diventare una maestra e insegnare ai bimbi bisognosi.
Un giorno, però, quando andò a scuola dei signori le dissero che le bambine indiane non potevano andare a scuola perché il governo le riteneva inferiori agli uomini.
Miriam cominciò a porsi tante domande:” Come avrebbe potuto diventare docente se lei stessa non aveva ricevuto un’ istruzione?”. “E cosa avrebbe potuto fare ?”
Chiese aiuto a i genitori ai nonni … Ma nessuno sapeva dare risposte, allora chiese aiuto a una celebrità che stava in cielo, aveva combattuto tante battaglie per i diritti dei bimbi.
Egli le aveva promesso che la notte di  Natale sarebbe ritornata a scuola e da adulta avrebbe potuto diventare docente.
Allora si recò al palazzo del governo e cercò di dire ai signori che tutti hanno diritto all’ istruzione, ma non cambiò nulla.
La notte d Natale la celebrità prese una bacchetta e magicamente Miriam, quando si svegliò dal suo sogno meraviglioso, si ritrovò a scuola .
La scuola era addobbata con festoni con sopra  scritto ben tornata Miriam , la cattedra imbandita di dolciumi.
Da quel giorno Miriam andò a scuola pensando che  da grande avrebbe potuto fare la maestra.

                                                                                                                 Vincenzo  

                                                           La gioia di Eleonora



C’era una volta una bambina di nome Eleonora che viveva in un orfanotrofio perché i suoi genitori l’avevano abbandonata quando era nata. Eleonora aveva quattro anni, era alta, magra, simpatica e gentile. Di solito Eleonora indossava una maglia rossa e scollata, una gonnina nera, con i bordi rossi, dei leggins neri e una felpa nera. Calzava delle calze bianche, con dei fiori rossi e delle scarpette da ginnastica, nere, bianche e rosse. Eleonora desiderava tanto avere, di nuovo, una madre e un padre. Il primo dicembre una vecchietta molto magra e un vecchietto molto grasso erano andati all’orfanotrofio per adottare una bambina. Finito di osservare tutti i bambini decisero di adottare Eleonora. I due vecchietti portarono la bambina al Polo Nord dove abitavano loro e le regalarono moltissimi giochi. Il quattro dicembre i due vecchietti fecero vedere alla bambina un luogo enorme dove si fabbricavano migliaia di giocattoli, così la bambina capì che quei due vecchietti non erano altro che la Befana e Babbo Natale.
<<Ma la befana è mia madre?” chiese.
Babbo Natale le rispose di no, ma poteva considerarla sua nonna. Alcune volte Eleonora era triste perché sentiva la mancanza dei genitori e Babbo Natale la portava a fare un giro sulla slitta così si divertiva.Un giorno Eleonora era molto triste, così Babbo Natale decise di ritrovare i suoi genitori. Dopo tanti mesi  finalmente  li trovò. Babbo Natale fece ritorno al Polo Nord e portò con lui i genitori di Eleonora. La mamma e il padre, per l’emozione,quando videro Eleonora si misero a piangere. I genitori di Eleonora promisero di non abbandonarla più. Alla fine andarono a vivere insieme, salutarono Babbo Natale e lo ringraziarono tantissimo per averli riuniti e gli dissero che era il Natale più bello. Così ogni Natale ricordarono Babbo Natale con gioia.




Il diritto  di Giacomo alla felicità

C’era una volta, in una casa in campagna, un bambino di nome Giacomo. Era alto , aveva i capelli biondi e corti,gli occhi verdi,il naso piccolo e la bocca larga e rosea. Un giorno, mentre stava giocando a dama con il padre, entrarono degli gnomi ed elfi che sparavano palline colorate che, se ti toccavano, ti facevano molto male. Il bambino, preoccupato, abbracciò il padre dicendo " Aiuto !!!" . Così, mentre i folletti erano impegnati a sparare, loro scapparono e si salvarono la vita. Ma la mamma era gravemente ferita. Allora Giacomo si recò all’ospedale e urlò:” Per favore, venite a soccorrere la mia mamma, subito, è molto ferita! “ In un lampo l’ambulanza portò la madre, di nome Gaia, all’ospedale per essere visitata. A un certo punto osservò la casa distrutta e le cose rubate. Si disse tra sé e sé  : " Che cosa è successo ?! " E, disperato, tornò dai genitori. Diventarono poveri, mangiavano spazzatura e dormivano vicino ai cassonetti, il padre non aveva più lavoro e la mamma era in ospedale. La loro vita era ormai rovinata. Una sera Giacomo urlò: " Io ho il diritto di essere felice!  Sono un bambino non un gatto randagio e i bambini sono la prima cosa che bisogna curare". Il papà rispose: " Ormai non c’è più speranza, tesoro mio! ". Il bambino continuò: " Non è vero, qualcuno mi verrà a salvare, compreso te papà". Una mattina, mentre dormiva,  una fata gli illuminò il viso bisbigliando: “ Sveglia ragazzo, chiama tuo padre, andiamo in un posto lontano da qui, dove sarai al sicuro !" Giacomo chiese: " Ma  mia madre? " Lei rispose:" Non ti preoccupare ci penserò io! ". Allora, la fatina, buttò della polvere magica per farli volare. Dopo un po’ si ritrovarono in un posto incantato dove c’era una casetta tutta per loro e dentro c’era la sua mamma. Giacomo, così, finalmente ritrovò la felicità.


                                                                                                  Maria



La vita spezzata di Davide


Tanti anni fa, in una città, viveva un bambino felice di nome Davide.
La sua famiglia era molto povera e non riusciva mai ad arrivare alla fine del mese.
Vivevano, infatti, in una baracca di circa quindici metri quadri.
A scuola tutti prendevano in giro Davide, poiché era un ebreo.
Un giorno i suoi genitori dissero al figlio:
<<Davide, forse sarà difficile capire quello che ci capiterà, ma sappi che ci stiamo avviando verso i nostri ultimi giorni.>>Gli spiegò il padre in lacrime:<<Ma non perdere la speranza.>>Davide non capiva però.
I genitori aprirono la porta raggiunsero la stazione con Davide e altri tre uomini robusti: erano tedeschi.
Salirono su un vagone di un treno per raggiungere un campo di concentramento a Düsseldorf.

Quando arrivarono, con brutte maniere, divisero il papà con il bambino e la madre con le altre donne.
Si trovarono in una stanza piccolissima con quasi cento uomini dentro.
Tutto lo spazio era coperto da letti e nella stanza c’era solo una piccola apertura.
Ben presto nella camera entrò un signore vestito di verde che parlava in tedesco:
<< Ehi!!!!!! Se ora siete qui dentro siete per forza ebrei.
Sappiate che qui dentro tutti  avrete solo un diritto: lavorare e non mangiare.
Se combinate qualcosa immaginate cosa succederà!!!!Seguitemi ora poveri ebrei.>>
Perplesso Davide chiese al padre :
<<Cosa succederà, papà? Ci regalano i giochi?>>
Il padre, sforzandosi, sorrise.
Passarono giorni e settimane in cui gli spietati Tedeschi comandavano gli Ebrei, finché un giorno il padre andò  a fare la doccia in una camera a gas e non fece ritorno.
Era quasi arrivato il Natale e di nascosto Davide scrisse  una lettera a Babbo Natale.
Ormai Davide era diventato  grande   e aveva capito tutto quello che stava succedendo.
Trascorsero alcuni giorni che passarono come tutti gli altri.
Una notte, Davide e un altro uomo, che si prendeva cura di lui, sentirono un grande confusione all’esterno e decisero di non fare niente.
Ma pochi minuti dopo la porta si aprì e un Americano annunciò:
<< Cari Ebrei, siete salvi finalmente.>>L’uomo aveva un accento statunitense, ma questo, ormai, non importava a nessuno.

Il bimbo rincontrò finalmente la madre dopo molto tempo  e si poterono così riabbracciare felici, anche se la morte del padre avrebbe pesato  molto sulle loro vite.

                                                                                                      Federico

                                         La paura di Mattia
                                                                


Tanti e tanti anni fa in una casetta nel bosco viveva Mattia.
Mattia era un bambino bravo, gentile e disponibile. Era alto,snello e veloce. Aveva i capelli biondi e corti, le orecchie enormi, le sopracciglia folte, gli occhi azzuri, la bocca grande e il mento poco sporgente.
Mattia veniva preso in giro da tutti i suoi compagni di classe e dai bulli della scuola perchè aveva un naso brutto e lungo.
Da molti giorni non voleva andare più a scuola, ma il perchè non lo aveva detto a nessuno.
Si recava a scuola triste e quasi tutte le mattine piangeva non solo a  casa, ma anche a scuola.
Dava fastidio durante  la lezione e la maestra, invece di aiutarlo, lo rimproverava.
Mattia non poteva far altro che smetterla, altrimenti avrebbe ricevuto dalla maestra una bella nota.
I genitori di Mattia erano disperati e un giorno chiesero al figlio:<<Mattia, perchè non vuoi andare più a scuola?>> Poi aggiunsero:<<Ricordi qualche mese fa, andavi a scuola  felice e a volte dicevi che volevi andare a scuola anche durante le vacanze.>>
Mattia non rispose, anzi stette zitto e se ne andò in camera sua.
Intanto si avvicinava il Natale e il bambino decise di scrivere la sua lettera a Babbo Natale.
Prese una penna e iniziò a scrivere: << Caro Babbo Natale, quest'anno non voglio regali di nessun genere, vorrei solamente che i bulli della mia scuola non mi prendessero più in giro.
Lo so che sono brutto, ma anche loro non sono così belli come pensano di essere, sono solo i più grandi e per questo mi prendono la merenda, mi fanno degli scherzi e mi prendono in giro.
Se esaudirai  il mio desiderio, mi renderai  il bambino più felice del mondo.Ti saluto a presto>>
Questa era la lettera di Mattia e, dopo aver finito di scrivere, la mise sotto l'albero di Natale.
Arrivò il Natale e , quando Babbo Natale lesse la lettera, si arrabbiò tanto.
Subito gridò ai suoi elfi:<<Voglio subito gli indirizzi di questi ragazzi, Immediatamente.>>
Gli elfi ubbidirono e, in un battibaleno,  gli diedero gli indirizzi dei ragazzi . Con la  slitta, trainata dalle renne Babbo Natale raggiunse le case dei bulli .
Li prese mentre dormivano e li portò a casa sua.
Disse loro:<<Allora ragazzi, perchè prendete in giro un povero bambino?>>
<< Non vi  ha fatto niente e se non la finirete non vi darò i vostri regali!>>
I ragazzi, spaventati, gli promisero:<< Va bene Babbo Natale, non prenderemo più in giro Mattia>>
Babbo Natale, dopo il discorso, fece tornare i ragazzi a casa.
Trascorse le vacanze, i bambini dovevano ritornare a scuola e a Mattia l'idea non piaceva proprio.
Mattia tornò a scuola triste, ma quella mattina  non pianse e questo rese  felici i genitori.
Entrato a scuola credeva che i bulli iniziassero a prenderlo in giro,  invece lo salutarono e gli chiesero:<<Mattia possiamo diventere tuoi amici?>>
Mattia capì subito che Babbo Natale aveva dato loro una lezione.
Da quel giorno andò a scuola sempre contento, come una volta, e ricominciò a dire che sarebbe vuluto andare a scuola anche  durante le vacanze.
                                                                                             Gaia




                                                          La speranza di Farid

C’era una volta un bambino di nome Farid, che viveva in un villaggio africano al nord del Madagascar.

 Farid viveva felice con i suoi genitori e tutti i giorni si recava al fiume insieme alla mamma per lavare i panni.
 Un giorno, però, la sfortuna si abbattè sul bambino, infatti il villaggio fu distrutto da un incendio e i genitori di Farid volarono in cielo.
 Farid fu ritrovato da un gruppo di ricercatori europei e fu portato in un orfanotrofio in Italia.
 Il bambino piangeva tutti i giorni pensando ai suoi genitori.
 I bambini dell’istituto lo prendevano in giro perché aveva la pelle scura ed anche per i suoi continui pianti.
 Una sera,seduto alla finestra, guardava le stelle cercando di trovare i suoi genitori e gli venne in mente di scrivere una lettera a Babbo Natale.
 Nella lettera non chiese nessun giocattolo, ma solo una nuova famiglia per lui che gli volesse bene e lo rendesse di nuovo felice.  
 Arrivò la vigilia di Natale e tutti i bambini dell’orfanotrofio aspettavano con ansia i regali, mentre Farid aveva la speranza di trovare una nuova famiglia.
 Ad un certo punto si sentì un rumore prevenire dal camino della grande cucina, era Babbo Natale con il suo sacco pieno di giochi e una lettera che lasciò sul camino.
 I bambini si svegliarono presto e corsero in cucina, appena videro tutti quei regali furono felicissimi ed iniziarono a scartarli.
 Farid se ne stava  dietro la porta e da lì osservava tutti i bambini e li vedeva contenti con i loro regali, solo di lui si era scordato Babbo Natale.
 Quando tutti andarono a giocare in giardino, Farid si avvicinò al camino per vedere se ci fosse rimasto qualcosa, purtroppo non c’era nulla ed era rimasta solo una stupida lettera.
 Farid la stava per gettare nel fuoco ma, incuriositoso, prima di buttarla aprì la lettera dove c’era scritto: “La famiglia Civico ha scelto di adottare Farid, il bambino venuto dall’Africa”.
 Farid cominciò a fare salti di gioia.
 Era pomeriggio ed una lavoratrice bussò alla porta della stanza, chiamò il ragazzo perché fuori lo aspettavano i suoi nuovi genitori.
 Farid uscì dall’orfanotrofio e si ritrovò davanti agli occhi due splendidi signori e una bambina di nome Gaia.
 Li abbracciò, salì in macchina e salutò i suoi compagni. Arrivò a casa dei sig.ri Civico e vide una dimora splendida.
 La sua stanza era meravigliosa e nel salone c’era un presepe bellissimo.
 Farid festeggiò il Natale più bello della sua vita.

                                                                                                    Matteo


                          Said – Medi 


Nel secolo passato, viveva in Iraq un ragazzo di nome Said – Medi; all’età di otto anni decise di abbandonare il suo villaggio perché non c’erano scuole, negozi, parco giochi per i bambini, poca acqua per il villaggio e infine poco cibo per sfamarsi. Così decise di andare a parlare con il Capo dell’Iraq.
Quando arrivò alla sua reggia, rimase sbalordito dalla sua bellezza e dal suo splendore e pensò come mai lì c’era tanta ricchezza e invece nel suo villaggio regnava la povertà.
Bussò al portone, tantissimi soldati lo condussero dal Re. Il Re gli chiese: “Cosa vuoi povero ragazzino, perché sei venuto a parlare con me, con il Grande Maestoso Re Suddam Huk II?”
Said – Medi, per niente intimorito, rispose: “Suddam Huk II sono venuto qui a discutere per il mio villaggio! Noi viviamo come bestie, senza acqua, senza strade, senza cibo, senza scuole e tu che cosa fai per il tuo popolo?! Stai qui, circondato da ricchezza, cibo in abbondanza e schiavi che ti ascoltano e fanno tutto quello che vuoi, pensi di meritare tutto quello che hai?”
Said – Medi continuò: “Sono venuto qui per chiedere il tuo aiuto per migliorare il nostro villaggio e darci una possibilità per vivere meglio.”
Il Re non accettò le sue richieste e lo riportò nel suo paese.
Tornato al suo paese, Said - Medi, si mise a piangere nel suo letto, improvvisamente dalle sue lacrime uscì una bella fata che gli propose: “Ti è concesso di esprimere un desiderio!”
Il ragazzo senza pensarci urlò: “Desidero tanto far diventare il mio villaggio bello con tutto quello che avevo chiesto al Re.” La fata esaudì  il suo desiderio e da quel giorno il ragazzo visse felice nel suo villaggio. 
                                                                                                        Umberto


                        UN DONO SPECIALE

C’erano una volta, due bambini. Non erano tanto felici perché i loro genitori erano morti ed erano stati affidati a un orfanotrofio. I due bambini erano tristi in quel posto. Un giorno d’estate, delle persone adottarono Alex, uno dei due bambini, mentre lasciarono Francesco all’orfanotrofio. Alex diventò un adulto e non riuscì a godersi la vita, perché pensava sempre al suo amico. Francesco ogni giorno pensava ad Alex e desiderava che qualcuno adottasse anche lui. Una sera Francesco, mentre andava a dormire, vide una slitta fuori dalla finestra. Era Babbo Natale. Francesco gli chiese un regalo. Il giorno seguente una coppia si recò all’orfanotrofio e chiese di adottare Francesco. Lui era felicissimo soprattutto quando si accorse che chi lo aveva adottato era Babbo Natale e sua moglie. Quel Natale Francesco consegnò i regali insieme a Babbo Natale e ritrovò anche il suo amico Alex che da quel giorno iniziò a essere felice.
                                                                                                    Irene
  

                                               Il desiderio di Gianni




C'era una volta un bambino che si chiamava Gianni e desiderava avere tanto una famiglia. Dormiva in un orfanotrofio perchè i suoi genitori erano morti. Gianni era un ragazzino che aveva dieci anni, indossava sempre dei jeans, un paio di calzini, calzava delle scarpette da ginnastica, una canottiera gialla e una camicia nera. Il bambino era sempre triste perchè la direttrice di quell'orfanotropio era molto cattiva e malvagia e se vedeva qualcosa come un giocattolo lo buttava nel fuoco. Era quasi arrivato il Natale e a Gianni venne un'idea e disse:" Devo scrivere una lettera a Babbo Natale." Allora prese carta e penna e iniziò a scrivere e chiese di essere adottato da una famiglia. Il 25 Dicembre del 2014 si trovò in una stanza piena di giocattoli, di peluche, di coperte calde e tantissime cose belle. Da quel giorno visse felice e contento con i suoi genitori.    
                                                                                                 Miriana  

                                               
                                  
                                                                                                


Voglio essere adottato

 Tanto tempo fa in un paese lontano viveva un bambino che si chiamava Marco. Lui non aveva genitori perché erano morti quando lui aveva tre mesi. Per farla breve era cresciuto da solo. Un giorno si mise in cammino per trovare una nuova famiglia che lo adottasse. Bussò alla porta di una casa e una signora si affacciò e gli disse:" Ciao Marco cosa succede? A tua madre le serve una delle mie ricette speciali?" Marco rispose:" No! La mia mamma e il mio papà sono morti quando avevo tre mesi!" La signora esclamò:" Ah scusami allora che cosa volevi chiedermi?" Marco rispose:"  Volevo chiederti di addottarmi! Puoi?" La signora rispose:" Bè! Non so che dirti ieri anche a me è nato un piccolo!" Marco esclamò:" Ah va bene allora chiederò a qualcun'altra! Ciao!" Bussò a dieci case di fila, ma nessuno voleva adottarlo. Allora se ne tornò a casa sua a dormire un po'. Quando si svegliò pensò ad una persona che secondo lui l'avrebbe aiutato. Si recò a casa del vecchio saggio e gli chiese:" Ciao vecchio saggio! Senti potresti ospitarmi nella tua casa? Ormai è Inverno e la mia casa è senza tetto?" Il vecchio rispose:" Non ho più spazio in casa quindi ciao". Marco si era proprio sbagliato sul vecchio saggio perché lui di solito era gentile. Poi se ne tornò a casa e decise di dormire fino alla vigilia di Natale. Come promesso Marco si alzò il ventiquattro Dicembre. Al suo risveglio vide una fata e le disse:" Ciao fata come sei bella!" La fata rispose:" Grazie! Voglio aiutarti a far ritornare i tuoi genitori accanto a te! Adesso pronuncio un incantesimo e la tua casa diventerà come prima e i tuoi genitori  torneranno in vita!  Secchio di catrame bollente, occhio di ragno fate tornare tutto come prima!" L'incantesimo funzionò e Marco. finalmente, ritrovò la felicità. 
                                                                              Chiara


Un esempio per tutti noi